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Shoelace, ecco il nuovo social creato da Google
Dopo la chiusura di Google Plus (uno dei social meno amati di tutti i tempi), Big G ci riprova sviluppando un’altra piattaforma chiamata Shoelace. L’obiettivo non è quello di sfidare Facebook o Instagram, ma di mettere a punto un prodotto decisamente più di nicchia e particolare, cioè incentrato sulla vita reale.
Il nuovo social nasce con lo scopo di unire persone accomunate dagli stessi interessi, ma al di fuori del mondo virtuale e quindi rigorosamente dal vivo. Un’esperienza di socialità reale che porti gli utenti ad allontanarsi dallo schermo per condividere le proprie passioni con persone geograficamente vicine.
La novità di casa Google parla quindi una lingua diversa dalle altre piattaforme social: non si tratta di semplici “amicizie” alla Facebook o di classici meccanismi di follow/unfollow tipici di Instagram e Twitter; Shoelace vuole semplificare la conoscenza tra le persone e l’organizzazione di un evento a cui partecipare magari in compagnia.
Indice dei contenuti
Persone e attività al centro di Shoelace
È lo stesso Google a fornire la definizione ufficiale: “Shoelace aiuta a connettere le persone con interessi condivisi attraverso le attività effettuate di persona”. Grazie alla piattaforma gli utenti hanno la possibilità di navigare tra le varie attività (chiamate Loop), mettersi in contatto con altre persone ed eventualmente decidere di parteciparvi insieme dal vivo.
Shoelace, nome che in inglese significa “laccio per le scarpe”, vuole appunto allacciare tra loro persone sconosciute, ma con interessi simili, situate nelle vicinanze, permettendo loro di organizzare ad esempio una partita di basket o una festa, andare a un concerto, praticare sport insieme, prendere parte a una manifestazione e molto altro ancora. Usando l’app gli utenti possono scegliere di prendere parte ad attività organizzate da altri, tutte geolocalizzate sulla mappa presente all’interno della piattaforma. Uno strumento utile per chi magari desidera incontrare persone affini nella propria zona o si è trasferito da poco in una nuova città.
Come funziona Shoelace
Per ora l’applicazione è disponibile solo su invito (oppure previa compilazione di un form in cui richiedere l’accesso alla piattaforma) ed è in fase di lancio nell’area di New York grazie alla collaborazione con le varie community locali: solo i cittadini domiciliati nella Grande Mela possono partecipare alla fase di beta testing, ma Google ha dichiarato di voler estendere le attività del suo social Shoelace in tutte le principali città degli Stati Uniti. L’intento di Big G sarebbe quello di rendere fruibile l’applicazione solo via mobile (per piattaforma Android e iOS) e non in versione desktop.
Un aspetto interessante di Shoelace è il contributo alla piattaforma da parte di curatori in carne e ossa: dopo aver elencato i propri interessi, ciascun utente riceve dall’applicazione suggerimenti quotidiani pertinenti nelle vicinanze, che si tratti di eventi, concerti o appuntamenti vari. Affinché un utente possa unirsi alla community, all’app spetta il compito di richiedere una verifica, alzando così il livello di sicurezza garantito dalla piattaforma.
Gli eventi possono essere suggeriti dall’applicazione stessa ma anche organizzati dagli utenti: l’intento di Google è, infatti, quello di attirare sia l’attenzione dei professionisti che ad esempio organizzano festival musicali, sia quella dei privati che vanno alla ricerca di contatti con i quali stringere amicizia e condividere insieme attività e passioni.
Da Schemer a Shoelace
Shoelace è opera del team di sviluppo di Area 120, l’incubatore interno di start-up del colosso di Mountain View. Google Area 120 non è nuova a simili applicazioni: già nel 2011 aveva dato vita a Schemer, un social network locale con cui era possibile conoscere e pianificare tutte le attività da svolgere nella propria zona.
Parliamo al passato perché di quell’app, chiusa poco più di due anni dopo, ad oggi non vi è alcuna traccia. Le informazioni trapelate a riguardo sono davvero poche e nessuno ha mai saputo quanti fossero gli utenti totali registrati alla piattaforma, probabilmente intorno ai 540 milioni ma di questi solo il 6% era effettivamente attivo nella creazione di contenuti ad hoc. Ad aggravare lo scarso successo di Schemer una maxifalla che violò la privacy di oltre 53 milioni di account, accelerando il suo inevitabile declino.
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